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Tempi – Meglio il mangiapreti del clericale

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Botte da orbi nella canonica di Repubblica e tra republicones, tutto per colpa di «un’amicizia che non è un’intervista», come si premura di precisarla don Mauro Leonardi dalle colonne di Avvenire. Nel suoeditoriale, il seguitissimo don prete blogger e scrittore che predilige i ponti ai muri, interviene sulle polemiche divampate dopo l’intervista fuffa pubblicata dal quotidiano ammonendo che più che sull’inferno “che non c’è” dovremmo tenere conto del fatto che Scalfari è «innamorato» di Papa Francesco e quindi:

«Parlando dei colloqui tra Scalfari e il Papa dovremmo soffermarci di più sul fatto che il Papa, con Scalfari, ci parla. Ci parla come fa lo Spirito Santo: il Papa parla e l’amico, Scalfari, lo comprende “nella propria lingua”, con i suoi codici. E al Papa va bene così, non lo corregge. Se Eugenio crede che Jorge Mario pensi come lui che l’inferno non esiste, a Jorge Mario va bene, non lo corregge. Perché essere amici non è fare proselitismo ma trovare spazi comuni, senza temere quelle distorsioni e contaminazioni che sempre ci sono in ogni amicizia».

Senonché il frutto di questa amicizia è diventato ancora una volta il «frutto della ricostruzione di Scalfari» (copy comunicato della Santa Sede) e ragione di scandalo non solo tra i soliti «personaggi catholically correct» (copy don Leonardi). Quindi, al di là delle fisime clericali di don Leonardi sull’amicizia (insindacabile) fra i due, qui il punto è che si tratta di un’intervista pubblica smentita parola per parola.

«Oggi è la Giornata Mondiale del Fact Checking, e vale la pena soffermarsi su una straordinaria serie di fake news diffuse da Eugenio Scalfari negli anni scorsi a proposito di papa Francesco, l’ultima delle quali risale a pochi giorni fa». Il matematico agnostico e mangiapreti Piergiorgio Odifreddi la tocca piano e sul blog che tiene sul sito di Repubblica demolisce Repubblica, ammettendo che chiunque ha diritto di abiurare il proprio passato di «uomo che non credeva in Dio» e diventare «l’uomo che adorava il papa», «il fatto è che Scalfari non si è limitato alle proprie abiure personali, ma ha incominciato a inventare notizie su papa Francesco, facendole passare per fatti: a produrre, cioè, appunto delle fake news». Tre interviste (1 ottobre 2013, 13 luglio 2014, 27 marzo 2018), tre smentite e diverse confessioni dopo (dal “non uso taccuini” al “non porto registratori”, ma soprattutto «alcune delle cose che il papa ha detto non le ho riferite, e alcune di quelle che ho riferite non le ha dette», copy Scalfari nel 2013), Odifreddi accusa l’eminenza grigia di diffondere sistematicamente fake news e Repubblica di veicolarle.

«Alla maggior parte dei giornalisti e dei giornali non interessano le verità, ma gli scoop: cioè, le notizie che facciano parlare la maggior parte degli altri giornalisti e degli altri giornali. E se una notizia falsa fa parlare più di una vera, allora serve più quella di questa. Dire che il papa crede all’esistenza dell’Inferno è ovviamente una notizia vera, ma sbattuta in prima pagina lascerebbe indifferenti la maggior parte dei giornalisti e dei giornali. Per questo Scalfari scrive, e Repubblica pubblica, che il papa non crede all’Inferno: perché altri giornalisti e altri giornali lo rimbalzino per l’intero mondo».

Risultato? Repubblica prende finalmente posizione. Smentendo Scalfari? Macché: «Tu sai di aver sempre goduto della massima libertà, ma l’unica libertà che non ci si può prendere è quella di insultare o deridere la comunità con cui si lavora». Firmato, il direttore Mario Calabresi. Intestatario? Ma ovviamente Piergiorgio Odifreddi, che dopo aver ricevuto il benservito sentitamente ringrazia tutti quelli con cui ha collaborato per 18 anni:

«Il fatto che l’attuale versione del blog sia la 3.0 ricorda che già in precedenza c’erano stati problemi di coabitazione, dovuti al fatto che gli intellettuali e i giornalisti svolgono funzioni diverse nella società. In particolare, come ricordava Moravia, “la funzione sociale dell’intellettuale è di essere antisociale”, il che mal si concilia con il motto finale del Trattato di Wittgenstein, che regola invece le attività sociali: “su ciò di cui non si può parlare, bisogna tacere”».

Insomma, come si capisce, meglio il mangiapreti Odifreddi del clericale don Leonardi.

Anche se, NB: a proposito di amici, preti, mangiapreti e scherzi da prete, non spiacerà ricordare agli incolti contemporanei un altro indimenticabile franco dialogo tra un Papa e un intellettuale ospitato da Repubblica il 24 settembre del 2013. «Più volte, Ella mi fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A tale riguardo, mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti…». E così, con 11 fitte pagine di protocollo lo stesso Piergiorgio Odifreddi veniva demolito da santa romana chiesa. Le firmava un certo papa emerito Benedetto XVI (che, alla fine della fiera, è meglio del mangiapreti e del clericale).

Tratto da Tempi

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